“Come
un romanzo”
Daniel Pennac
Alla festa della lettura che l’Atelier
organizza a San Vito al Tagliamento sabato 13 ottobre presso la Biblioteca Civica,
non può mancare uno spazio dedicato alla riflessione sulla lettura attraverso
il libro, ormai diventato un classico, di Daniel Pennac “Come un romanzo”, il
cui tema principale è il piacere della lettura. Nato a Casablanca, figlio di un
ufficiale dell’esercito francese, passa la sua infanzia in giro per il mondo
tra Africa, Europa e Asia fino a quando si stabilisce nella Francia
meridionale. Pessimo allievo, si riscatta solo alla fine del liceo quando un
insegnante comprende la sua passione per la scrittura e al posto dei temi
tradizionali, gli chiede di scrivere un romanzo a puntate con cadenza
settimanale. Ottenuta la laurea diventa contemporaneamente insegnante e
scrittore. Si appassiona da subito alla sua professione di insegnante che
svolgerà per 28 anni e che poi abbandona per dedicarsi solo alla scrittura. Con
la saga di Malaussène, di professione “capro espiatorio”, la sua strampalata e
multietnica tribù, composta di fratellastri, sorelle veggenti, madre sempre
innamorata e incinta, e un quartiere di Parigi, Belleville, è diventato uno
degli scrittori più amati del mondo. Il
suo breve saggio “Come un romanzo”, composto di brevissimi capitoli scritti in
modo discorsivo ed efficace, è un omaggio alla lettura e una testimonianza
della sua passione di lettore, passione che ha saputo anche trasferire nel suo
difficile mestiere di insegnante. “Il verbo leggere non tollera l’imperativo,
proprio come il verbo amare e sognare” è l’assunto di fondo da cui Daniel
Pennac parte per dimostrare come la lettura ci insegna ad entrare nel mondo se
viene intesa come atto d’amore, senza condizioni, senza obblighi o imposizioni,
verifiche o esami. Il piacere della lettura si nutre di desiderio e di sogno e
non sopporta l’intrusione delle domande, delle schede di lettura e dei
commenti. Quello che ci spinge a leggere è il desiderio e questo è anche il
punto in comune con l’amore, è un abbandono e questo è un punto in comune con
il sogno. C’è stato un tempo in cui la lettura era vietata, in modo particolare
alle ragazze, a cui è seguito l’obbligo della lettura esercitato dalla scuola
con l’ossessione della valutazione applicata alla comprensione del testo. Ma
che genere di lettore saremmo se tutte le volte che leggiamo ci fosse qualcuno
dietro a noi che aspetta per poi valutare la nostra lettura? Leggere è uno dei nostri piaceri più segreti,
quello che non confessiamo a nessuno e se quando siamo immersi nelle pagine
bellissime di un libro percepiamo qualcuno dietro di noi che vuole intromettersi,
la nostra felicità svanisce. Nella parte finale del libro c’è un interessante
decalogo dei diritti imprescrittibili del lettore che stabilisce, la facoltà di
instaurare un rapporto con i libri basato sulla libertà… compresa quella di non
leggere.
“L’uomo
costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in
gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una
compagnia che non prende il posto di nessun’altra, ma che nessun’altra potrebbe
sostituire.”
Per
l’Atelier di lettura
Livia Cappella