PRESENTAZIONE
DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA
I
LUOGHI DI HRABAL
Visitare
i luoghi in cui uno scrittore ambienta le vicende descritte nei suoi
libri è sempre un esercizio che serve a comprendere maggiormente i
testi e a contestualizzarli.
Nel
caso di Hrabal si va oltre. Le vicende, spesso autobiografiche di cui
scrive si svolgono in luoghi dove ha veramente vissuto, luoghi reali
che ancora oggi si possono in gran parte visitare. Non solo, Hrabal
stesso che non aveva potuto viaggiare nel corso della sua vita se non
in tarda età, appartiene a quel piccolo spazio intorno alla città
di Praga che può essere raggiunto percorrendo poche decine di
chilometri. Hrabal appartiene a questo spazio, a questo mondo, lo
dice lui stesso quando in L’uragano
di novembre parlando
del grande attore ceco Honza Tříska, emigrato negli Stati Uniti
D’America dice che “recita
contro la propria volontà in un teatro di Hollywood, nei film, negli
spot, interpreta dei ruoli che gli danno da vivere, ma Honza Tříska
aveva i numeri per molto e molto di più (…) io sono riuscito a
essere vagamente sfasato e quindi ho potuto vivere qui… e sono
potuto andare ai colloqui al ministero degli Interni, ai cosiddetti
fanghi, ho avuto lo stomaco, ho sopportato quel fango… al prezzo, è
vero, di una degenza neurologica alla Bulovka…”
Hrabal
è riuscito, ha voluto a tutti i costi rimanere in quel piccolo
triangolo dove è racchiusa la sua vita. Perché? Non per ragioni
economiche, negli anni Settanta era già uno scrittore affermato e
conosciuto anche all’estero. Non per ragioni di comodo, all’estero,
già famoso, sarebbe stato omaggiato di riconoscimenti più gradevoli
delle convocazioni al ministero degli Interni. Altre sono le ragioni.
Hrabal scriveva attingendo al mondo reale, immergendosi nella vita e
nei discorsi della birreria. Andarsene sarebbe equivalso ad un
“suicidio” letterario, sarebbe stato come togliere linfa vitale
alla sua scrittura. Questo lo sapeva molto bene. Ha scelto il suo
esilio, ma non lontano dalla sua terra. “…il
fatto che mi convocavano e mi torturacchiavano piano piano ma
sistematicamente gli ufficiali della nostra polizia dal volto umano
(…) allora ho dovuto scegliere l’esilio…l’esilio…e io sono
venuto in esilio qui, in questa birreria per esempio…”
La
mostra nasce dalla consapevolezza di quanto siano importanti, armate
di libri e macchina fotografica abbiamo cercato i luoghi di cui parla
nei suoi libri e dove si è svolta la sua vita. Ci ha fatto da guida
Claudio Poeta, suo interprete e traduttore in molte occasioni e in
alcuni libri, che con straordinaria gentilezza ci ha guidate e ci ha
raccontato episodi riguardanti la vita di Hrabal.
Inutile
dire che molti edifici non esistono più, soprattutto a Liben, il
quartiere dove ha vissuto dal ’50 al ‘73, sono sparite le
birrerie e la sua casa in Na Hrazi.
Difficile
ritrovare l’ambiente che ci descrive: “All’epoca
avevo la sensazione che tutte quelle strade e stradine, tutte quelle
birrerie, tutto fosse preparato per me e solo per me, che quella
periferia aspettasse me, che fosse destinata solo e soltanto ai miei
occhi. Le vie, il torrente Rokytka, le colline Bulovka e Hájek,
tutto questo mi induceva meraviglia. Passeggiavo di notte e non
potevo saziarmi della poesia di quella periferia in cui il gassometro
a forma di sfera si ergeva su Palmovka”.
Altri luoghi sono snaturati, venduti al turismo consumistico.
Nonostante
questo, vi invitiamo a fare un viaggio nel mondo di Hrabal attraverso
le immagini di cui ci parla, mondo che per uno che si definiva non un
autore, ma un trascrittore è particolarmente significativo.